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IL SENTIERO DEI PASCOLI



Dal Crè d’la Vi a Testa Paian (itinerario 4, quindi 5)
-Località di partenza: Crè d’la Vi (m.860)
-Località di arrivo: Testa Paian (m.1856)
-Dislivello: m 1000
-Tempo di percorrenza: 3 ore
-Difficoltà: E
-Segnavia: n° 201, 206, 205

Descrizione

Gita abbastanza lunga ma facile, tra varietà di paesaggi e bei panorami, che tocca alcune tra le località più belle e caratteristiche delle montagne di Mezzenile. L’estate, specie l’inizio, per le splendide fioriture e l’autunno sono i periodi migliori per effettuare quest’itinerario. Da Mezzenile (piazza Don Melloni) si sale alla frazione Murasse e si prosegue lungo la carrozzabile, ignorando le diramazioni secondarie, fin dove termina l’asfalto, ad un piccolo spiazzo a monte delle case del Crè d’la Vi (limitate possibilità di parcheggio), dove si lascia l’auto. Al bivio immediatamente
successivo si prende la sterrata che si abbassa a sin. (segnavia 201) verso la Ca dou Vana; qui il 27 febbraio 1888 cadde una grande valanga che uccise tre persone, ricordate da un pilone votivo poco sotto la strada. Seguire la sterrata fino a un ponte e subito dopo salire decisamente lungo la
diramazione di ds.; al tornante che precede le case di  Rambochiardo (m. 913) abbandonare la strada per un sentiero sulla sin. (indicazione) che supera un ruscelletto e si innalza ripido tra i faggi arrivando alle case delle Panissiere (m. 1010) e alla sterrata che le raggiunge. Seguendo quest’ultima in breve si raggiunge la cappella di Giardino (m. 1057), dedicata alla Visitazione di Maria a Elisabetta (30 minuti); oltre che in tale ricorrenza (luglio), vi si celebra la Messa con successiva festa anche nella ricorrenza di San Firmino (inizio di ottobre). Lasciando a sin. la chiesetta (segnavia 206) ci si porta sulla carrozzabile che arriva dal Crè d’la Vi e la si segue verso sin. fino alle baite delle Sart (m. 1163),
poste in una bella radura tra i boschi, che giustifica pienamente il nome (dal latino “Sartum”, terreno debbiato e disboscato, francese “essart”) dato alla località. Altri toponimi negli immediati dintorni (Cenaveri posto della canapa, Orgeri posto dell’orzo, Raveri posto delle rape, Pesseri posto degli abeti rossi, Maleggi posto dei larici) sembrano indicare una precisa suddivisione agricola del territorio, risalente forse alla colonizzazione della zona al tempo dell’erezione della prima chiesa parrocchiale di Mezzenile, probabilmente da parte dei Benedettini dell’Abbazia di S. Mauro di Pulcherada (XI-XII secolo). Abbandonare qui la sterrata passando a sin. in mezzo alle case e portandosi tra i faggi su un costone che si affaccia sul dirupato versante della Purùa (Paurosa), rimboschito alcuni decenni fa; il nome ricorda i pericolosi passaggi della mulattiera tra rocce a picco e la leggenda del fantasma, che talvolta appariva nella nebbia accompagnando i viandanti: diversi piloni, tra cui uno molto caratteristico scavato nella roccia, vicino al nostro percorso, ricordano disgrazie e impetrano protezione per chi passava. Continuando a risalire il costone si toccano le baite di Baudet (m. 1225), presso le quali termina la sterrata che il nostro sentiero consente di evitare. Si prosegue per un tratto lungo il costone su sentiero per poi sbucare su un’altra sterrata; le vicine case di Petroc, ormai quasi nascoste dalla vegetazione, così come le più lontane del Ciampas, tutte oltre i 1300 m di altezza, sono state fino agli anni ’50 del secolo scorso le più elevate abitazioni permanenti del Comune di
Mezzenile: giornalmente si scendeva fino al paese per la scuola o il lavoro (più di 600 metri di dislivello!). Piegando a sin. si esce ora sui pascoli sottostanti l’alpe del Belvedere, leggendario punto di passaggio del “Corso dei morti”, e li si risale a svolte lasciando sulla sinistra le costruzioni
dell’alpeggio, recentemente ristrutturate e adibite ad accogliente casa vacanze (m. 1452, ore 1.15 dalla cappella di Giardino, il panorama rispetta in pieno il nome). Lungo la sterrata di accesso all’alpeggio ci si porta con un tratto pianeggiante verso nord, fino ad incontrare, sulla cresta spartiacque tra il vallone del rio Saulera e la Val d’Ala, il sentiero n.205 proveniente da Catelli e dalla cappella della Consolata. Piegare decisamente a sinistra (ovest) risalendo con pendenza accentuata la dorsale che conduce alla sommità del Belvedere (m. 1618).
Qualche metro a ovest della cima si passa sul versante della Val d’Ala, e proseguendo a mezza costa tra pendii cespugliosi, ricchi di mirtilli e frequentati dai galli forcelli e talvolta anche dai camosci, con un tratto nuovamente in salita si raggiunge l’isolata baita di Pieun Grand (m.1776) al margine orientale della vasta distesa di pascoli dell’alpe Nuvient. Un breve tratto pianeggiante e si è all’alpe Pian del Conte (m. 1767), anticamente di proprietà dei conti Francesetti, da cui il nome, raggiunta da una strada sterrata di servizio. Il posto è veramente splendido, un autentico balcone sospeso tra l’alta Valle d’Ala, di cui appaiono sullo sfondo le vette di confine con la Francia, dalla Bessanese alla Ciamarella, e la parte inferiore delle Valli di Lanzo, con la pianura sullo sfondo: non manca il Gran Paradiso a far capolino dietro le cime della Val Grande. Già importante alpeggio in epoca medievale, (i documenti lo citano nel 1331-1334), e probabilmente frequentato in epoche ancora più antiche (Nuvient deriverebbe dal celtico “nef”, incontro di versanti), ospita sette diversi gruppi di baite, alcune delle quali ancora utilizzate nella stagione estiva; la zona è ricca di preziosità botaniche, tra cui il garofano frangiato e il giglio martagone. e si presta ottimamente anche a diverse attività sportive
(MTB, scialpinismo, oltre all’escursionismo). Dal Pian del Conte abbassarsi ora sulla destra (nord) accanto alla strada, fino al grosso ometto di pietre che sorge sulla depressione a valle di Testa Paian. Un sentierino poco marcato risale a svolte l’ampio versante meridionale di quest’ultima, toccandone in breve la pianeggiante sommità (m. 1856, ore 1,15 dall’alpe Belvedere, ore 3 totali dalla partenza). Molto bello il panorama sulla Val d’Ala; nelle viscere di quest’antica “Testa Pagana” pare si trovassero grandi quantità d’oro, mai potute raccogliere perché, dice la leggenda, la miniera si chiudeva inesorabilmente ed imprigionava chi vi si fosse avventurato. Il ritorno a Mezzenile avviene lungo lo stesso percorso. Possibili la discesa su Grange Almesio lungo una strada sterrata, la traversata all’alpe Lungimala e ad Ala di Stura (sentieri 205A e 210) o la prosecuzione verso il colle Pian Fium e il lago di Viana (sentieri 205B e 132A).

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